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Nicolò Azoti è un sindacalista e nel Dopoguerra si schiera con i contadini siciliani che reclamano l'attuazione della riforma agraria per l'assegnazione delle terre incolte. Ma a 37 anni viene ucciso dalla mafia che non vuole cedere il suo potere legato al latifondo. Con questo libro, la figlia squarcia la cappa di silenzio che i concittadini e lo Stato gettano addosso alla famiglia, e con orgoglio rivendica la lotta del padre.